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Puemi in Sicilianu

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La mia festa / conficca le radici / nelle viscere della terra / e gli artigli / nei tendoni del cielo. / Niente manifesti, prego / né fotografie / o cassate. / Una canzone piuttosto / una bandiera / un sogno / per continuare / ancora / a credere.

Saltelli / cincischi / ti pavoneggi / farfugli di buona lena con me. / Bella / giorno dopo giorno più / lieve e leggiadra / farfalla. / In futuro ... / quando avrai preso il volo e te ne sarai andata / ricordati di questa stagione remota / di questo solaio pieno di meraviglie / di questo cardo rinsecchito e solo / e torna / se puoi / di tanto in tanto.

Custodisco, dentro me, una cassaforte / stracolma dei beni più preziosi. / Non intendo, no, forzieri d’oro / e neanche fondachi di sale o di corallo. / Giocano a nascondino con la morte / frammisti in questo tabernacolo / i miei diciotto anni travagliati / - il regalo più ghiotto che abbia mai avuto - / la musica e le notti con gli amici / il sogno di quella generazione / e poi le donne e i tanti viaggi fatti. / E me li tengo stretti in fondo al cuore / io e loro sempre giovani, a significare / che ogni vita è unica fra tutte.

Tu non ascolti / perché non mi concedi il tempo / non dico formulare una frase / o di congiungere due parole / ma neanche di aprire la bocca / ché te lo prendi nuovamente / come se, per la tua scaltrezza / o chissà quale altra virtù / tu avessi già capito ogni cosa / di quanto io intendevo / pronunziare e non ho potuto, perché / tu non ascolti nessuno / ti piace la tua voce rauca / ti sollazzi con l’eco delle tue smargiassate / ti diverti se circa un pensiero tuo / ripetuto però da me identico / ti contraddici / ti fai appello e cassazione / avvocato giudice e testimone / perché, questo è il caso / tu non ascolti nessuno tranne te stesso / e neanche, forse.

Piange. / Piange Sicilia / con pianto dirotto / la morte / del figlio prediletto. / Addio poeta / addio uomo / e compagno. / Adesso / è l’universo / la tua piazza.

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