Versione :
Talianu

Lamento per il fuoco

I
Campane a martello
Don don don
campane suonano a martello
ardono ardono ardono
anche gli ultimi ulivi ingentiliti
su radici di olivastro
già diramati in titoli spagnoli.
Ormai
nevica cenere sui monti
e maschere di fuliggine
scambiano la smorfia del sorriso
con sorsi d'angoscia alla fontana.
Intanto
ai piedi del Santo Patrono
abbonda l'alla della lampada votiva.

II
Cavalli di fuoco
Ancora
vento d'odio ha spronato
rossi cavalli
e corrono dal piano imbizzarriti
cavalli di fuoco
corrono scalpitando fino ai monti lontani
cavalli di morte
e galoppando galoppando scendono dai monti fino al mare
con la bava
alla bocca
neri cavalli
stramazzati.

III
Vento e fuoco
E' scrigno imperscrutabile dell'odio
quest'impero senza confini
fra acqua terra cielo
dove arcigni dei pagani
allevano vento e fuoco
a fiorire da radici segrete
come vene di rocce.

IV
La fiamma lontana
Pende da mani di pietra focaia
affilatissima spada di Damocle
sulla mia maschera d'ansia
dal tremore di carne adolescente
e più non brucia
non brucia la ferita sotto il sale
o isola che ardi nel tuo mare
e dell'impareggiabile splendore
di Caino sei cenere
per me fiamma lontana.

V
Bosco
Intrico di rami e foglie e gemme
sacrario sopravvissuto
alla sentenza della cenere
ancora mi sorprendono parvenze
d'Arcadia a pensare
quale filtro d'amore o antico nepente
hanno inebriato le vene delle rocce
distese accanto a questo mio stupore
di restaurato rudere di carne.