IL CANTO D'ALTEA - PLATANI

 

 

Ecco, per esempio le potrei parlare di questo luogo. Per il resto, non vedo cosa dirle, ma non si preoccupi, non andrò fuori tema. Il luogo, per noi è estremamente importante. Cosa vede in questo? Il mare, il cielo e, al di sopra di tutto, tantissimo sole! Ebbene, deve sapere che per me, al di sopra di tutto, ci sono i platani. Se li cancella, cancella il luogo stesso! E cancella anche il tempo. Per quanto lontano risalga nei miei ricordi, mi riallaccio sempre ai platani... Oggi ne sono più che mai convinto perché, con gli anni che passano, vorrei tentare di afferrare ogni istante in tutti i suoi aspetti, per realizzare un progetto immenso, retto dall'orgoglio più che dall'amore della verità. Ma non so se riuscirò a spiegarmi chiaramente, perché è per iscritto che volevo mettere questi pensieri. Forse è anche un po' per questo che sono venuto a questo appuntamento. Avevo in mente di scrivere un libro con i platani al posto d'onore. Ciò che mi blocca, da sempre, sono proprio i platani. La difficoltà viene dal fatto che quegli alberi non hanno passato letterario. Eppure, senza i platani, il mio libro non ha più alcun significato. Almeno per questo luogo. Se si fosse trattato di castagni sarebbe stato diverso. Ma non hanno certo aspettato il sottoscritto per scrivere il libro dei castagni. Dei castagni e della felce, o piuttosto della “filetta”, come chiamiamo la nostra memoria. Quello che hanno detto e scritto su questo luogo è come un'immensa felceta percorsa dal fuoco e dall'inchiostro. Ma forse non sa che i nostri castagni sono spesso colpiti dalla malattia dell'”inchiostro”. E l'orrendo fracasso che fanno quando li abbattono, l'ha mai sentito? Avrà forse notato come i poeti si sentono poco ispirati dai platani. Quanto ai pittori, non li vogliono neppure sentire nominare. Eccetto il fanatico dall'orecchio mozzato, cerchi pure, non ce ne sono altri.

Eppure, senza i platani, questo non è più il mio luogo. Senza i platani, i giorni fuggono l'uno dopo I'altro e tutti gli istanti si assomigliano. Glielo sto dicendo forse in un modo un po' ingenuo, cara amica, ma io so benissimo a cosa alludo quando parlo così. Provare a conservare il ricordo e tenerlo sempre fresco nella mente è di sicuro una follia, se si considera, anche per un solo istante, l'allungarsi infinito del tempo. Per fortuna noi, abitanti dell'Isola, sappiamo perfettamente che non c'è altro da fare. Altrove pare si possa scegliere, ma qui è assolutamente impossibile. Questa coscienza dei limiti ci dà la pazienza testarda di chi conta giorni destinati ad andare perduti senza speranza di ritorno. Alcuni dicono che andiamo a caccia di chimere. Avranno forse ragione. Ma per noi, rimanere ancorati al luogo e al tempo è un nostro preciso dovere, il nostro unico scopo. “Insaccatori di nebbia”, ci definiamo noi, ma abbiamo anche la speranza di catturare una briciola d'avvenire, strada facendo...